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LA MALATTIA |
Aids significa "Sindrome da Immunodeficienza Acquisita". Nei malati di Aids le difese immunitarie normalmente presenti nell'organismo sono state fortemente indebolite a causa di un virus (il virus HIV) e non sono più in grado di contrastare l'insorgenza di infezioni e malattie - più o meno gravi - causate da altri virus, batteri o funghi (infezioni opportunistiche). E' questo il motivo per cui l'organismo di una persona contagiata subisce malattie e infezioni che, in condizioni normali, potrebbero essere curate più facilmente. L'infezione non ha una propria specifica manifestazione ma si rivela esclusivamente attraverso gli effetti che provoca sul sistema immunitario.
Una persona contagiata viene definita sieropositiva. Pur essendo sieropositivi, è possibile vivere per anni senza alcun sintomo e accorgersi del contagio solo al manifestarsi di una malattia. In questa condizione l'unico modo di scoprire l'infezione è sottoporsi al test. I progressi della ricerca scientifica e l'uso della terapia antiretrovirale hanno reso possibile allungare la vita di una persona sieropositiva per molti anni.
HIV e AIDS
Occorre sottolineare il fatto che la sieropositività è quella condizione in cui viene riscontrata la presenza di anticorpi anti-HIV, ma non sono ancora comparse le infezioni opportunistiche. In questo periodo il soggetto può aver bisogno di farmaci che combattono l'infezione, gli antiretrovirali. La Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) è, invece, quella situazione in cui si presentano infezioni opportunistiche, cioè quando le difese immunitarie sono così deboli da non proteggere l'organismo da microrganismi che potrebbero essere innocui. L'introduzione di terapie antiretrovirali che riducono e bloccano la replicazione virale ha nettamente migliorato la qualità di vita e prolungato la sopravvivenza delle persone sieropositive.
DOV'È PRESENTE IL VIRUS
Nel sangue nello sperma e nel liquido vaginale. L'HIV è presente anche nel liquido pre-eiaculatorio.
COME CI SI CONTAGIA
La trasmissione dell'infezione da HIV avviene esclusivamente:
- attraverso il contatto sangue-sangue;
- attraverso rapporti sessuali non protetti da preservativo;
- dalla madre sieropositiva al neonato (sia durante la gravidanza e il parto, sia durante l'allattamento al seno).
COME FA L'HIV AD ENTRARE NER CIRCOLO SANGUIGNO
Trasmissione attraverso il sangue.
L'HIV si può trasmettere se il sangue di un individuo sieropositivo entra, in quantità sufficiente, nel sangue di un'altra persona. All'inizio dell'epidemia diverse persone sono state contagiate in seguito a trasfusioni di sangue o alla somministrazione di suoi derivati. A partire dal 1985, lo screening delle unità di sangue con il conseguente allontanamento di quelle risultate positive, il minor ricorso a trasfusioni " inutili", il ricorso all'autotrasfusione, il trattamento con calore degli emoderivati e la selezione dei donatori con l'esclusione di quelli con comportamenti a rischio, hanno di fatto eliminato il pericolo di contagio con queste modalità.
La trasmissione attraverso il sangue è invece la modalità di contagio responsabile principalmente della diffusione dell'infezione nella popolazione dedita all'uso di droga per via endovenosa. Ciò è dovuto alla pratica, ampiamente diffusa tra i tossicodipendenti all'inizio dell'epidemia, dell'uso comune e ripetuto di siringhe e aghi contaminati dal sangue. Con la stessa modalità è possibile la trasmissione sia dell'HIV che di altri virus tra cui quelli responsabili dell'epatite B e C, infezioni anch'esse molto diffuse tra i tossicodipendenti.
Possono essere veicolo di trasmissione dell'HIV anche aghi usati, come ad esempio quelli utilizzati per l'agopuntura la mesoterapia e i tatuaggi, gli strumenti taglienti per la cura del corpo come lamette da barba, forbici e rasoi. Per questo motivo è da evitare l'uso in comune di questi oggetti.
Trasmissione sessuale
La trasmissione sessuale è nel mondo la modalità di trasmissione più diffusa dell'infezione da HIV. I rapporti sessuali, sia omosessuali che eterosessuali, possono trasmettere l'infezione. Questa avviene attraverso piccolissime lesioni dei genitali che si verificano durante il rapporto sessuale e che consentono al virus, presente nello sperma e nelle secrezioni vaginali, di entrare nell'organismo.
Ovviamente tutte le pratiche sessuali che favoriscono traumi possono provocare un aumento del rischio di trasmissione. Per questo motivo i rapporti anali sono a maggior rischio: la mucosa anale è infatti più fragile e meno protetta di quella vaginale e quindi il virus si trasmette più facilmente.
Trasmissione verticale e perinatale
La trasmissione da madre sieropositiva al feto o al neonato può avvenire durante la gravidanza, durante il parto, o con l'allattamento. Il rischio per una donna sieropositiva di trasmettere l'infezione al feto è circa il 20% (cioè 1 su 5). Oggi è possibile ridurre questo rischio al di sotto del 10% se viene somministrata la Zidovudina (AZT, primo farmaco usato contro l'HIV) alla madre durante la gravidanza e al neonato per le prime sei settimane di vita. Per stabilire se è avvenuto il contagio il bambino deve essere sottoposto a controlli in strutture specializzate per almeno i primi due anni di vita.
Tutti i bambini nascono con gli anticorpi materni. Per questa ragione, il test HIV effettuato sul sangue di un bambino nato da una donna sieropositiva risulta sempre positivo. Anche se il bambino non è sieropositivo, questi anticorpi possono rimanere nel sangue fino al diciottesimo mese di vita. Nei primi mesi di vita vengono effettuati dei test supplementari per verificare se il bambino è veramente portatore del virus. In un caso su cinque viene trasmesso anche il virus.
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